Freud, non era soddisfatto dei risultati ottenuti con l’ipnosi: con essa si incideva soltanto sui sintomi, molti pazienti infatti ritornavano in cura con sintomi diversi, inoltre non tutti i pazienti nevrotici erano ipnotizzabili. Con l’ipnosi non sembrava possibile arrivare alle cause del sintomo e quindi a una guarigione completa.
Dal momento che durante il lavoro si era reso conto che il parlare si dimostrava essenziale per la cura, decise di tralasciare l’ipnosi e soffermarsi sulla produzione verbale spontanea dei pazienti nello stato di veglia.
Il paziente veniva invitato a comunicare, senza sottoporre a selezione o critica, tutto ciò che gli passava per la mente: pensieri, fantasie, sogni, sensazioni, accadimenti, ricordi. Questa era la regola fondamentale di quello che sarebbe stato chiamato poi metodo delle libere associazioni.
Il metodo delle libere associazioni lasciava il paziente libero di parlare di ciò che voleva e spesso i racconti conducevano a ricordi di episodi traumatici avvenuti durante l’infanzia e tali episodi rimossi avevano spesso contenuti sessuali. Questo lo convince che il sesso è il principale elemento alla base delle nevrosi. Freud credeva inizialmente che i pazienti si riferissero ad esperienze reali di seduzioni sessuali subite da un familiare (in genere il padre); successivamente capì che si trattava per lo più di fantasie che però i pazienti consideravano come esperienze realmente vissute.
Proseguendo nel suo lavoro, Freud si rende anche conto che il processo relativo alla formazione dei sintomi nevrotici è lo stesso che presiede alla formazione di contenuti psichici normali come i sogni, i motti di spirito e gli atti mancati. Il nevrotico, il sognatore e l’adulto normale sveglio mettono in atto processi psichici inconsci identici, la differenza psicologica tra individuo normale e individuo nevrotico è quantitativa piuttosto che qualitativa.
L’aspetto più importante nella formazione dei sintomi nevrotici è quanto siano accessibili alla coscienza certi contenuti psichici. Freud pensava che i desideri in contrasto con la morale e con gli obiettivi adulti del paziente venissero per questo motivo resi inaccessibili alla coscienza (rimossi). Se diventavano abbastanza forti e premevano per emergere, si produceva il conflitto nevrotico che dava luogo al sintomo. Se un desiderio rimosso riusciva a diventare cosciente grazie alla terapia, il sintomo che aveva fatto insorgere scompariva.
Freud ipotizza in un primo tempo che l’apparato psichico sia costituito da tre componenti: il conscio, il preconscio e l’inconscio.
L’inconscio è l’insieme di elementi psichici che raggiungono la coscienza con molta difficoltà o che non ci riescono affatto. Il preconscio comprende quelli che possono diventare coscienti facilmente. La coscienza include tutto ciò di cui si è consapevoli in qualsiasi momento. Tra il preconscio e l’inconscio agisce una censura che esclude gli elementi riprovevoli dell’inconscio dal preconscio e ne rende quindi impossibile l’accesso alla coscienza.
In questa prima teoria le componenti dell’apparato psichico vengono considerate come zone della psiche e per questo è anche nota come teoria topica. Nella teoria topica la convinzione di fondo, come abbiamo detto, è che siano presenti nel sistema inconscio desideri e fantasie sessuali riprovevoli che si scontrano con i principi morali e il senso di realtà del sistema preconscio che lavora attivamente per rimuovere tali desideri. Se ci riesce il conflitto è risolto altrimenti il desiderio emerge a livello della coscienza e, non essendo moralmente accettabile, dà origine al sintomo nevrotico.
La censura sarebbe perciò un meccanismo cosciente o almeno facilmente accessibile alla coscienza dal momento che agisce a livello del preconscio. Il lavoro con i pazienti invece evidenziava che non si rendevano affatto conto che stavano evitando di affrontare qualcosa. La prova era data dalla resistenza a parlare di certi fatti che si manifestava in un improvviso mutismo o in un cambiamento improvviso di argomento in certi momenti dell’ analisi. Anche la censura dunque poteva essere un meccanismo inconscio.
D’altra parte molti ricordi traumatici avvenuti nell’infanzia potevano essere ricordati con molta facilità e non essere quindi necessariamente inconsci. Serviva una teoria che potesse spiegare anche questi aspetti.
(segue)