Oltre all’interpretazione dei sogni, per conoscere l’inconscio Freud ritiene importante tenere presenti alcuni aspetti del comportamento non verbale. Si riferisce agli atti mancati ossia ai lapsus verbali, di lettura e di scrittura, alle dimenticanze di nomi, parole e fatti, alle comuni sbadataggini, alle dimenticanze di progetti e propositi, alla rottura incidentale di oggetti, ai piccoli infortuni e alle forme non gravi di autolesione.
Normalmente si tende a considerarli comportamenti casuali, Freud invece intravede dietro ognuno di essi un significato e un’intenzione.
Le dimenticanze di nomi, parole e fatti sono dovute in genere alla rimozione a volte anche solo momentanea, per la spiacevolezza intrinseca per l’Io delle situazioni evocate da tali nomi, parole o fatti. Un lapsus verbale invece si determina a causa dell’intervento di una situazione estranea a quella che doveva comparire nel discorso. Il lapsus rappresenta un compromesso tra l’intenzione perturbata e quella perturbatrice, tra quello che dovremmo dire e quello che vorremmo dire. L’intenzione perturbatrice viene rifiutata dall’Io cosciente e si vede quindi impedita un’espressione diretta.
La distrazione, la disattenzione, la fretta, possono facilitare il verificarsi di un atto mancato, ma non lo possono produrre. Secondo Freud, poiché nella vita psichica, non esiste il caso in ogni comportamento è possibile reperire un significato più o meno nascosto.
Questa è per grandi linee la teoria psicoanalitica di Freud.
All’interno della psicoanalisi, che come scuola cominciava a contare molti iscritti, non tutti seguirono il cammino del suo fondatore e il movimento si divise presto in due direzioni: da una parte quelli che aderivano alle idee freudiane, dall’altra quelli che erano completamente discordi su alcuni dei principi fondamentali di Freud.
Di questo gruppo facevano parte psicoanalisti che non rinnegavano il proprio orientamento psicoanalitico, ma volevano correggere alcuni aspetti della teoria freudiana che consideravano indeguati o insufficienti. Freud però non era molto tollerante nei confronti di chi non la pensava come lui e così chi abbracciava posizioni diverse si trovò costretto a lasciare il movimento in un clima di profonda disapprovazione.
Alfred Adler (1870-1937) si allontana da Freud nel 1911 e sviluppa una teoria
psicoanalitica che denominerà Psicologia individuale.
Nel 1913 si allontana Carl Gustav Jung (1875-1961) che svilupperà la Psicologia analitica.
Anche all’interno della psicoanalisi che ha seguito la teoria freudiana, si sviluppano più avanti orientamenti con caratteristiche proprie come nel caso della scuola kleiniana (dal nome della psicoanalista Melanie Klein 1882-1960), che avrà come allievo John Bowlby di cui parleremo più avanti, e della corrente che si rifà a Wilhelm Reich (1897-1957).
(segue)