Il cognitivismo nasce in opposizione al comportamentismo: il suo nome iniziale era ceno-comportamentismo. Non è esattamente una scuola, almeno non nel senso in cui lo erano lo strutturalismo, il comportamentismo o la psicologia della gestalt.
Abbiamo visto che il comportamentismo cercava di spiegare il comportamento umano come il risultato di apprendimenti e condizionamenti avvenuti a partire dall’infanzia, con completo disinteresse per i processi mentali che avvengono nell’individuo che questa impostazione aveva ridotto sempre di più il campo di indagine della psicologia..
Negli anni ’50 molti psicologi, alcuni dei quali provenienti anche dal comportamentismo, si resero conto che era necessario capire ciò che avviene nell’organismo tra il momento in cui è sottoposto ad uno stimolo ambientale e il momento in cui esso risponde a questo stimolo.
A questo scopo risultavano utili la teoria dell’informazione (presa a prestito dalla matematica) e la cibernetica (scienza nata insieme agli elaboratori elettronici, che studia i processi di controllo e di comunicazione nei sistemi complessi come le macchine, gli organismi e le società).
Gli elaboratori elettronici sono stati considerati fin dall’inizio come modelli del cervello umano, per questo erano anche chiamati cervelli elettronici.
Come il cervello umano essi possono ricevere informazioni, dall’esterno (nell’uomo questo corrisponde alla percezione), elaborarle, codificarle e memorizzarle, per recuperarle in seguito per la risoluzione di problemi (nell’uomo questo corrisponde al pensiero).
Sembrava possibile simulare le funzioni del cervello umano con l’aiuto degli elaboratori. Si potevano formulare ipotesi sul funzionamento cerebrale, trasformarle in un programma per l’elaboratore e paragonare poi le prestazioni della macchina con quelle di alcuni soggetti sperimentali. Se le prestazioni dei soggetti sperimentali e quelle dell’elaboratore risultavano simili tra loro, si consideravano le ipotesi iniziali valide e il programma poteva essere considerato come un corrispondente dei processi mentali dell’individuo.
Se il libro Piani e strutture del comportamneto è considerato una pietra miliare della psicologia cognitiva, è il libro di Ulrich Neisser Psicologia cognitiva del 1967 a dare un nome al nuovo movimento e forma scritta alle nuove concezioni.
Il cognitivismo segna una decisa rottura con la tradizione comportamentista, aleno per quanto riguarda il campo sperimentale che è oggi quasi completamente in mano ai cognitivisti.