La concezione dell’uomo come elaboratore di informazioni caratterizza il cognitivismo fino agli anni ’70, stimolando ricerche sperimentali su modelli di funzionamento mentale sempre più sofisticati.
Negli anni ’70 comincia a farsi strada tra i cognitivisti una seconda concezione detta ecologica. Secondo l’impostazione ecologica è riduttivo considerare l’uomo come elaboratore di informazioni senza tenere conto delle relazioni che l’individuo intrattiene con l’ambiente esterno sia fisico che sociale. L’analogia con l’elaboratore elettronico ha portato a lavorare sempre di più sugli esperimenti in laboratorio, perdendo di vista quello che è il rapporto dell’uomo con il mondo esterno nella vita quotidiana. L’uomo è sì un elaboratore di informazioni ma va considerato sempre all’interno del suo ambiente perché è lì che acquisisce e elabora ed è lì che poi agisce comportandosi (Neisser 1976) .
Sia gli psicologi che aderiscono all’impostazione ecologica che quelli che aderiscono alla concezione dell’elaborazione umana dell’informazione (oggi chiamata scienza cognitiva) si riconoscono all’interno dell’orientamento cognitivista ed entrambe le concezioni sono tuttora attuali.
Coloro che aderiscono al filone della scienza cognitiva continuano a studiare le diverse funzioni psicologiche (linguaggio, pensiero, percezione, ecc….) attraverso il computer, mentre coloro che aderiscono all’impostazione detta ecologica si preoccupano di costruire teorie della personalità e sviluppare forme adeguate di psicoterapia per la cura della sofferenza psichica.
All’interno di questo secondo cognitivismo, orientato più in campo clinico che sperimentale, convivono punti di vista diversi sullo sviluppo e il mantenimento della sofferenza psichica ciò che è comune a tutti è il ritenere che la sofferenza o la salute psichica, siano in stretta relazione con il bagaglio di conoscenza di cui dispone l’individuo.
Per conoscenza si intende il modo in cui l’individuo entra in rapporto con se stesso e con l’ambiente che lo circonda e il significato che in relazione a questo attribuisce alle proprie emozioni e agli stimoli ambientali.
La conoscenza non coincide necessariamente con la consapevolezza e può essere attiva in un determinato momento solo in maniera inconsapevole o automatica. Per questo i cognitivisti parlano di sistema profondo di significati e attribuiscono importanza ai processi attraverso i quali la conoscenza viene elaborata.
Data la quantità e diversità dei punti di vista (si parla oggi di circa venti forme diverse di terapia cognitiva), accennerò soltanto ai momenti che ne hanno caratterizzato lo sviluppo in generale e ai principali orientamenti del cognitivismo clinico italiano.
(segue)