Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (9)

warhol20freudFreud, a partire dal 1920, abbandona la teoria topica e formula una nuova teoria che suddivide la psiche in tre istanze: Es, Io e Super-io. Ogni istanza viene anche chiamata struttura mentale, per questo è nota anche come teoria strutturale.

L’Es corrisponde più o meno al precedente concetto di inconscio, è la parte più primitiva e meno accessibile della personalità di cui rappresenta il polo pulsionale. I suoi contenuti sono in parte ereditati e innati (pulsioni) e in parte rimossi e acquisiti (traumi).

L’Es, è la fonte di energia dell’apparato psichico. L’energia dell’Es è di due tipi: energia distruttiva derivante dalla pulsione aggressiva e libido derivante dalla pulsione erotica. Come l’inconscio, l’Es è perennemente alla ricerca di un soddisfacimento immediato dei propri bisogni. Senza tener conto della realtà, agisce in base a quello che Freud ha chiamato principio di piacere, meccanismo destinato alla riduzione della tensione psichica, dell’impulso. L’Es costituisce tutta la psiche all’inizio della vita. Basti pensare ai bambini piccoli che tendono al soddisfacimento immediato dei bisogni.

Per soddisfare i propri bisogni e mantenere un livello di tensione accettabile, l’individuo deve però interagire con il mondo reale. Una persona affamata, per esempio, è costretta a comportarsi in un certo modo per procurarsi il cibo e scaricare la tensione procurata dalla fame, cioè è necessario che si stabilisca un adeguato rapporto fra i bisogni dell’Es e le circostanze reali. Per facilitare questo rapporto, nasce lIo che assume il ruolo di mediatore tra l’Es e il mondo esterno.Freud6

L’Io non corrisponde al preconscio o alla coscienza dal momento che nel tentativo di opporsi ai desideri dell’Es mette in atto meccanismi di difesa che sono in parte inconsci. Ogni meccanismo di difesa viene innescato allo scopo di diminuire o evitare l’angoscia che nasce dall’accumulo di energia non scaricata o incanalata. Situazioni che possono essere causa di accumulo di energia e quindi di angoscia sono frequenti nella vita dei bambini (quando l’apparato psichico non è ancora abbastanza maturo da gestire le energie in modo efficiente senza l’aiuto esterno) e portano facilmente allo sviluppo di uno stato traumatico. Possono nascere da eventi concreti come l’assenza della madre o le punizioni e i rimproveri che fanno temere al bambino di non essere amato, o partire da un desiderio dell’Es.

Oltre ai meccanismi di difesa e alla gestione dell’energia psichica, l’Io comprende molte altre funzioni tra cui: la coscienza, la memoria, il linguaggio, l’esame di realtà, la percezione ed espressione delle emozioni, il pensiero, il controllo dell’attività motoria, l’integrazione di tutte queste funzioni.

L’Io agisce secondo il principio di realtà perché tiene in sospeso le richieste avanzate dall’Es fino a che non si verificano le condizioni per soddisfarle.

La terza componente, il Super-io, svolge soprattutto una funzione di coscienza morale e di critica nei confronti dell’Io e comprende le aspirazioni ideali. Si sviluppa nella prima infanzia ed è il risultato dell’introiezione delle regole comportamentali imposte dai genitori. E’ il risultato dei conflitti psichici che avvengono nella fase fallica. Quando il bambino rinuncia ai suoi desideri incestuosi, per evitare il pericolo della castrazione, si identifica con il padre e ne assimila il sistema di norme e valori facendoli propri.

I comportamenti considerati sbagliati e quindi puniti dai genitori entrano a far parte della coscienza del bambino, all’interno del Super-io. Quelli giusti e quindi premiati, vanno a formare l’Ideale dell’Io. A differenza dell’Io, il Super-io non è al servizio dell’Es, ma tende piuttosto a inibirlo completamente.Iceb

Opera in modo prevalentemente inconscio e si può manifestare in una molteplicità di modi, a volte è in accordo con l’Io, (per esempio per ciò che riguarda il controllo delle pulsioni dell’Es), in altri casi è in disaccordo e allora funziona in modo da stimolare nell’Io un senso di colpa o di rimorso o un bisogno di punizione.

(segue)

Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (8)

freud_R400Freud, non era soddisfatto dei risultati ottenuti con l’ipnosi: con essa si incideva soltanto sui sintomi, molti pazienti infatti ritornavano in cura con sintomi diversi, inoltre non tutti i pazienti nevrotici erano ipnotizzabili. Con l’ipnosi non sembrava possibile arrivare alle cause del sintomo e quindi a una guarigione completa.

Dal momento che durante il lavoro si era reso conto che il parlare si dimostrava essenziale per la cura, decise di tralasciare l’ipnosi e soffermarsi sulla produzione verbale spontanea dei pazienti nello stato di veglia.

Il paziente veniva invitato a comunicare, senza sottoporre a selezione o critica, tutto ciò che gli passava per la mente: pensieri, fantasie, sogni, sensazioni, accadimenti, ricordi. Questa era la regola fondamentale di quello che sarebbe stato chiamato poi metodo delle libere associazioni.

Il metodo delle libere associazioni lasciava il paziente libero di parlare di ciò che voleva e spesso i racconti conducevano a ricordi di episodi traumatici avvenuti durante l’infanzia e tali episodi rimossi avevano spesso contenuti sessuali. Questo lo convince che il sesso è il principale elemento alla base delle nevrosi. Freud credeva inizialmente che i pazienti si riferissero ad esperienze reali di seduzioni sessuali subite da un familiare (in genere il padre); successivamente capì che si trattava per lo più di fantasie che però i pazienti consideravano come esperienze realmente vissute.

Proseguendo nel suo lavoro, Freud si rende anche conto che il processo relativo alla formazione dei sintomi nevrotici è lo stesso che presiede alla formazione di contenuti psichici normali come i sogni, i motti di spirito e gli atti mancati. Il nevrotico, il sognatore e l’adulto normale sveglio mettono in atto processi psichici inconsci identici, la differenza psicologica tra individuo normale e individuo nevrotico è quantitativa piuttosto che qualitativa.

L’aspetto più importante nella formazione dei sintomi nevrotici è quanto siano accessibili alla coscienza certi contenuti psichici. Freud pensava che i desideri in contrasto con la morale e con gli obiettivi adulti del paziente venissero per questo motivo resi inaccessibili alla coscienza (rimossi). Se diventavano abbastanza forti e premevano per emergere, si produceva il conflitto nevrotico che dava luogo al sintomo. Se un desiderio rimosso riusciva a diventare cosciente grazie alla terapia, il sintomo che aveva fatto insorgere scompariva.

Freud ipotizza in un primo tempo che l’apparato psichico sia costituito da tre componenti: il conscio, il preconscio e l’inconscioAnima_iceberg.

L’inconscio è l’insieme di elementi psichici che raggiungono la coscienza con molta difficoltà o che non ci riescono affatto. Il preconscio comprende quelli che possono diventare coscienti facilmente. La coscienza include tutto ciò di cui si è consapevoli in qualsiasi momento. Tra il preconscio e l’inconscio agisce una censura che esclude gli elementi riprovevoli dell’inconscio dal preconscio e ne rende quindi impossibile l’accesso alla coscienza.

In questa prima teoria le componenti dell’apparato psichico vengono considerate come zone della psiche e per questo è anche nota come teoria topica. Nella teoria topica la convinzione di fondo, come abbiamo detto, è che siano presenti nel sistema inconscio desideri e fantasie sessuali riprovevoli che si scontrano con i principi morali e il senso di realtà del sistema preconscio che lavora attivamente per rimuovere tali desideri. Se ci riesce il conflitto è risolto altrimenti il desiderio emerge a livello della coscienza e, non essendo moralmente accettabile, dà origine al sintomo nevrotico.

La censura sarebbe perciò un meccanismo cosciente o almeno facilmente accessibile alla coscienza dal momento che agisce a livello del preconscio. Il lavoro con i pazienti invece evidenziava che non si rendevano affatto conto che stavano evitando di affrontare qualcosa. La prova era data dalla resistenza a parlare di certi fatti che si manifestava in un improvviso mutismo o in un cambiamento improvviso di argomento in certi momenti dell’ analisi. Anche la censura dunque poteva essere un meccanismo inconscio.

D’altra parte molti ricordi traumatici avvenuti nell’infanzia potevano essere ricordati con molta facilità e non essere quindi necessariamente inconsci. Serviva una teoria che potesse spiegare anche questi aspetti.

(segue)

Storia della psicologia – Sigmund Freud: la psicoanalisi – (7)

Une leçon clinique à la Salpetrière - André Brouillet

Une leçon clinique à la Salpetrière André Brouillet

Mentre in Germania si sviluppava la psicologia sperimentale, in Francia si scopriva un forte interesse per la psichiatria. Nel campo del trattamento dei malati di mente si assisteva ad un cambiamento importante: cominciava ad essere riconosciuta la causa psichica del disturbo mentale in luogo della lesione cerebrale che in molti casi non era accertabile. Figure di rilievo in questo senso furono Jean-Martin Charcot (1825-1893) e il suo allievo Pierre Janet (1859-1947).

Luminare della medicina Charcot per primo aveva diagnosticato l’isteria come una vera e propria malattia. Venivano diagnosticati come isterici quei pazienti,  prevalentemente donne, che lamentavano disturbi funzionali senza che vi fossero danni organici sottostanti. Charcot aveva iniziato a curare l’isteria attraverso l’uso dell’ipnosi. L’ipnosi è una particolare condizione psichica caratterizzata da uno stato intermedio tra il sonno e la veglia in cui sono ridotte le capacità critiche, vi è un aumento della suggestionabiltà e l’attenzione è limitata alle sole richieste dell’ipnotizzatore. Fino a quel momento l’ipnosi era stata utilizzata prevalentemente da saltimbanchi e ciarlatani a scopi tutt’altro che terapeutici.

Sigmund Freud giovane

Sigmund Freud giovane

A Vienna Sigmund Freud, divenuto neuropsichiatra, cominiciava ad affrontare alcuni di questi casi di isteria. Questi malati non presentavano in genere interesse clinico per i medici. In linea di massima erano considerati, come anche i nevrotici in genere, semplicemente dei simulatori di malattia.

Freud però, che aveva incontrato Charcot ed aveva lavorato per sei settimane nel suo laboratorio di patologia alla Salpetriere di Parigi, era d’accordo nel ritenere che le nevrosi fossero vere e proprie malattie, anche se non avevano un corrispondente organico e cominciò ad affrontarle da un punto di vista psichico insieme al collega Josef Breuer (1842-1925) utilizzando l’ipnosi. Dall’ influenza di Charcot deriverà anche il collegamento che Freud farà in seguito della nevrosi con il sesso.

Vale la pena fare alcune considerazioni prima di addentrarci nello specifico delle teorie formulate da Freud. 

Dal suo lavoro nasce la psicoanalisi la cui data di fondazione come scuola viene fatta risalire al 1900, anno di pubblicazione dell'”Interpretazione dei sogni”. La maggior parte delle persone ha sentito parlare di Freud e della psicoanalisi e spesso questi vengono identificati con la psicologia pensando che quest’ultima si occupi soltanto di malattie mentali.

La psicoanalisi in verità non nasce all’interno della psicologia. Mentre le scuole psicologiche che si sono succedute dalla nascita della psicologia come scienza erano e sono interessate soprattutto allo studio dei processi psicologici (percezione, sensazione, apprendimento, ecc..), attraverso la sperimentazione controllata in laboratorio, la psicoanalisi ha sempre avuto come oggetto di studio la sofferenza psichica e come scopo il mettere a punto una terapia per la cura di tale sofferenza basandosi soprattutto sull’osservazione clinica, cioè sull’osservazione dei singoli pazienti in terapia.

Cionondimeno la psicoanalisi ha esercitato ed esercita una notevole influenza sulla psicologia, così come anche su discipline non psicologiche (letteratura, filosofia, arte ecc.), anche se non è mai stata completamente accettata dalla psicologia accademica proprio per le sue origini cliniche piuttosto che scientifiche.IPNOSI

Torniamo a Freud. Lavorando con l’ipnosi aveva scoperto che durante lo stato ipnotico il soggetto diceva cose, descriveva immagini e provava emozioni di cui non aveva alcun ricordo una volta uscito dallo stato ipnotico. Questa esperienza lo convinceva sempre di più dell’ esistenza di un mondo psichico sconosciuto di ben più vasta portata rispetto al mondo cosciente. Freud ipotizzò la possibilità che la vita conscia dell’uomo fosse subordinata alla vita psichica inconscia.

Il concetto di inconscio non era nuovo. Molti pensatori prima di Freud avevano affrontato questo argomento che era diventato una costante del pensiero filosofico del XIX secolo. A Freud viene riconosciuto il merito di aver capito il significato della vita psichica inconscia e di aver trovato poi un modo per studiarla.

Freud fa una prima ipotesi del disagio psichico: esso è dovuto ad un evento traumatico avvenuto durante l’infanzia, a cui non sono seguite le reazioni emotive energiche attraverso le quali vengono scaricati gli affetti. La reazione allora viene repressa e l’affetto rimane legato al ricordo, giungendo a determinare i fenomeni isterici, senza che il malato ne abbia un ricordo cosciente. Il non ricordo del fatto traumatico e il mancato deflusso della carica emotiva ad esso legata, erano dovuti secondo Freud alla natura stessa del fatto, al suo carattere doloroso: ciò determinava l’esclusione dalla coscienza della rappresentazione dell’episodio.

Cominciava ad avere un’idea di quelli che avrebbe chiamato meccanismi di difesa.

(segue)

Storia della Psicologia – Le prime scuole di pensiero – (6)

I. Pavlov

I. Pavlov

La psicologia sovietica

Abbiamo parlato finora soprattutto di studiosi tedeschi e americani, ma anche i ricercatori russi hanno dato un notevole contributo alla psicologia.

Il primo laboratorio di psicologia fu fondato nel 1886 a Kazan da Vladimir M. Bekhterev (1857-1927) e il primo Istituto di psicologia fu inaugurato a Mosca nel 1912.

Gli psicologi russi furono molto influenzati dall’opera di Wundt, ma a seguito degli avvenimenti storici e politici del 1917 la psicologia russa fu riveduta secondo l’ ideologia marxista e leninista e subordinata alla soluzione dei problemi della nuova società comunista. Per questo motivo la psicologia sovietica era considerata in occidente come la psicologia comunista.

Le scuole sovietiche più importanti sono la scuola riflessologica rappresentata da V.Bekhterev e Ivan P.Pavlov e la scuola storico-culturale rappresentata da Lev S. Vygotskij (1896-1934).

Secondo la scuola riflessologica tutti i comportamenti dell’uomo anche i più complessi sono spiegabili come la combinazione di riflessi motori di cui l’unità più semplice è l’arco riflesso. A questa impostazione ha contribuito particolarmente il lavoro del fisiologo I.P.Pavlov.

Pavlov faceva esperimenti sui cani perché era interessato ai meccanismi fisiologici che regolano la digestione (per i risultati ottenuti nello studio della fisiologia della digestione, Pavlov riceverà il premio Nobel nel 1904). Attraverso un complicato meccanismo collegato allo stomaco dell’animale, Pavlov misurava le secrezioni gastriche che accompagnavano l’ingerimento del cibo. Nel fare questo si era reso conto che il cane produceva involontariamente saliva al momento dell’introduzione del cibo nella bocca. Inizialmente pensò che questo fosse dovuto al contatto diretto con il cibo e che quindi fosse un processo prevalentemente fisiologico. Analizzando meglio invece osservò che talvolta la saliva veniva prodotta prima dell’introduzione del cibo: i cani salivavano alla vista del cibo o della persona che era abitualmente incaricata a darglielo, persino quando sentivano solamente i suoi passi: era come se il cane si aspettasse l’arrivo del cibo. Il riflesso di secrezione con la relativa reazione involontaria di salivazione risultava condizionata dagli stimoli precedentemente associati alla presentazione del cibo. Questa reazione psichica più che fisiologica era suscitata nell’animale da stimoli diversi da quello iniziale del cibo e Pavlov giunse alla conclusione che ciò era avvenuto perché gli altri stimoli (la vista della persona o i suoi passi) si erano prodotti tanto spesso in connessione con l’ingerimento del cibo. Pavlov chiamò la reazione psichica dell’animale riflesso condizionato.

Andando avanti con gli esperimenti Pavlov scoprì che qualunque stimolo poteva produrre la stessa reazione condizionata di salivazione, a patto che riuscisse ad attrarre l’attenzione dell’animale. Si servì di una serie di stimoli quali una campana, un segnale luminoso, un clacson ottenendo gli stessi risultati: una volta condizionato il cane salivava alla vista della luce, all’ascolto dei rumori e così via.

Generalizzando i risultati ottenuti sugli animali si poteva affermare che anche per l’uomo un comportamento rinforzato da una ricompensa tende a riproporsi e uno rinforzato da una punizione tende ad estinguersi e allo stesso modo una situazione associata ad uno stimolo il quale non ha a che fare con la situazione stessa ma che è in grado di procurare un certo tipo di emozione, provoca un condizionamento tale per cui l’individuo tende a provare quella stessa emozione in presenza di quello stimolo, a prescindere dalla situazione in cui si trova. I comportamentisti (vedi più avanti) dimostreranno che questa generalizzazione è legittima. Infatti se ad un bambino viene mostrato più volte un coniglietto di pelouche, associato sempre ad un rumore forte che spaventa il bambino, egli sarà condizionato da questa associazione e tenderà a spaventarsi in presenza del coniglietto anche in assenza del rumore.

L.Vygotskij

L.Vygotskij

La scuola pavloviana era considerata negli anni ’50 in Occidente l’emblema della psicologica sovietica, ma anche la scuola storico-culturale rappresentata da Vygotskij e dai suoi collaboratori ha avuto il suo peso nella teoria e nella ricerca sperimentale della psicologia russa.

Vygotskij si è occupato soprattutto del rapporto tra comportamento animale e comportamento umano e dello sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all’uomo con particolare attenzione allo sviluppo del linguaggio.

Si possono riscontrare processi fisiologici comuni tra animali e uomo, come ad es. i riflessi condizionati, ma mentre per gli animali questi sono l’unità fondamentale di comportamento, per l’uomo ne rappresentano soltanto i processi più elementari. L’uomo ha la capacità di utilizzare i simboli, in particolare il linguaggio, sia per comunicare con gli altri che per regolare il proprio comportamento. Per Vygotsky il linguaggio è una funzione che si sviluppa nel bambino attraverso l’interazione con l’ambiente, è interpsichica perchè serve a mettere in relazione una persona con un’altra e solo successivamente diventa una funzione intrapsichica che permette cioè di regolare dall’interno processi cognitivi e comportamento.  

Per la scuola storico-culturale, tutte le funzioni complesse come il linguaggio, emergono dall’interazione dell’individuo con il suo ambiente. La struttura del linguaggio è innata, ma la prestazione linguistica o il parlare una lingua piuttosto che un’altra, sono determinate dall’interazione con l’ambiente sociale in cui l’individuo nasce e cresce. L’egemonizzazione del campo della ricerca da parte della scuola pavloviana e la svolta politico-culturale dello stalinismo, determineranno un rallentamento nel lavoro della scuola storico-culturale che tornerà attiva soltanto nella seconda metà degli anni ’50 per opera dei collaboratori di Vygotskij: Aleksej N.Leontjev (1903-1979) e Aleksandr R. Lurija (1902-1977)

Storia della psicologia – Le prime scuole di pensiero – (5)

La psicologia della Gestalt (II parte)

un vaso o due profili?

un vaso o due profili

Le esperienze passate e le inclinazioni personali possono influire sulla percezione.

Secondo i gestaltisti, la percezione che abbiamo di un oggetto non è una copia identica all’oggetto stesso, così come una cartina geografica non è una copia identica alla regione che riproduce. Come la cartina geografica però, l’oggetto percepito è identico per forma o struttura all’oggetto che riproduce così che può essere considerato un buon riferimento per la conoscenza del mondo reale. La corrispondenza strutturale tra l’oggetto percepito e i relativi processi cerebrali viene chiamata isomorfismo.

La psicologia della Gestalt è una diretta discendente del pensiero e del lavoro dei filosofi e degli scenziati della cultura tedesca della fine dell’Ottocento. Di questi il primo in senso cronologico è il concetto di unità dell’atto percettivo di Immanuel Kant secondo il quale la percezione avviene attraverso un processo unitario in cui la materia che colpisce i sensi viene organizzata secondo forme che appartengono alla mente. Il secondo è la psicologia dell’atto di Franz Brentano che sposta l’attenzione dai contenuti dell’esperienza all’atto dell’esperire. Il terzo è il lavoro di Christian von Ehrenfels (1859-1932) che aveva affrontato il problema dei rapporti delle parti con il tutto.

All’interno della comunità scientifica ottocentesca, cominciava inoltre a farsi strada una certa insoddisfazione per i metodi che tendevano a scomporre i fenomeni fisici in elementi irriducibili e cominciava a diminuire l’interesse per gli elementi e gli atomi. L’epoca dell’atomismo che aveva profondamente influenzato Wundt e lo strutturalismo era alla fine, e mentre i fisici cominciavano a pensare in termini di insiemi, in psicologia si faceva strada la teoria della Gestalt.

Lo strutturalismo scompare per diverse ragioni.

Vecchia donna o giovane signora?

Vecchia donna o giovane signora

Principalmente perché, come abbiamo visto, l’impostazione elementistica è stata decisamente messa in crisi dal globalismo della psicologia della Gestalt, in secondo luogo perché il metodo dell’introspezionismo non permetteva di replicare, in soggetti diversi, gli esperimenti condotti e non permetteva inoltre di considerare la psicologia animale e la psicologia infantile come aree di applicazione della psicologia dal momento che né con gli animali né con i bambini era possibile utilizzare il metodo dell’introspezione.

Il funzionalismo e l’associazionismo sono in qualche modo sopravvissuti influenzando la psicologia moderna (alcune tematiche sono state riprese dai comportamentisti). In America questi due movimenti hanno finito con il confluire in gran parte l’uno nell’altro.

La psicologia della Gestalt è ancora molto vitale come movimento, soprattutto nel campo della ricerca, anche se molti dei suoi concetti non sono stati del tutto accettati dal pensiero psicologico ufficiale.

Storia della psicologia – Le prime scuole di pensiero – (4)

La psicologia della Gestalt (I parte)

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M.Wertheimer

La nascita della Psicologia della Gestalt può essere fatta risalire al 1912 anno in cui Max Wertheimer (1880-1943) pubblica il suo lavoro sul movimento stroboscopico.

La nuova scuola, denominata psicologia della Gestalt (o psicologia della forma) rifiutava completamente l’impostazione elementistica degli strutturalisti e i metodi che ne derivavano, portando avanti il discorso delle qualità gestalt per le quali il tutto non può essere semplicemente la somma delle singole parti.

Secondo l’impostazione strutturalista infatti non erano spiegabili i fenomeni di movimento apparente come ad esempio quello del movimento stroboscopico che è alla base del funzionamento del cinematografo (se due luci poste ad una certa distanza in una stanza buia si accendono alternativamente in maniera continua, esse vengono percepite da un osservatore non come due luci distinte che si accendono e si spengono, ma come un’unica luce che si muove da una parte all’altra), oppure la relazione che esiste tra le linee che compongono i lati di un triangolo: il soggetto che osserva non percepisce tre linee ma una “forma” con caratteristiche diverse rispetto alle linee che la compongono.

Gli elementi secondo i gestaltisti, si aggregano in una “forma” secondo principi precisi. Secondo il principio della prossimità per esempio, le parti che sono vicine tra loro (come tempo o spazio), tendono ad essere percepite insieme: nella fig. 1a, i quadratini sono visti come raggruppati in quattro file; secondo il principio della somiglianza le parti simili tendono ad essere percepite come se formassero un gruppo (fig. 1b), poiché i quadrati e le croci sembrano formare delle serie omogenee, percepiamo più facilmente file orizzontali piuttosto che verticali; secondo il principio della chiusura le figure incomplete tendono ad essere completate così nella fig. 1c percepiamo tre cerchi piuttosto che coppie di curve. 

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Fig. 1