Che differenza c’è tra psichiatria, psicologia psicoanalisi?
Vorrei spiegare per grandi linee quali sono gli ambiti di studio e di intervento di queste tre discipline per dare una prima collocazione a quel settore della scienza che va sotto il nome di Psicologia.
Cominciamo dalla psichiatria.
Il termine psichiatria si riferisce a quella branca della medicina che studia la patologia e il trattamento delle malattie mentali. Il campo delle malattie mentali è qui inteso in un senso molto ampio dal momento che comprende sia gli stati di sofferenza in cui risultano compromesse le capacità intelletive (insufficienze mentali, demenze) o in cui è compromessa la capacità di integrazione della personalità (schizofrenie), sia gli stati in cui le capacità intellettive o l’integrazione della personalità sono risparmiate (personalità psicopatiche), sia gli stati di sofferenza temporanei (confusioni mentali, epilessie), sia le patologie dell’affettività (distimie, ciclotimie), sia le reazioni ad eventi traumatici sia le varie forme di nevrosi.
Nell’antichità e nel medioevo le malattie mentali erano considerate di origine sovrannaturale (divina o demoniaca) e i malati di mente venivano emarginati e reclusi in condizioni disumane quando non correvano il rischio di essere messi al rogo. I primi tentativi di collegare la malattia mentale a qualcosa di più terreno avvengono soltanto nel diciassettesimo secolo ed è in quel periodo che viene coniato il termine psichiatria.
Nel diciottesimo secolo, la psichiatria comincia a considerare la malattia mentale come la conseguenza di alterazioni o lesioni del cervello. Da questa prima impostazione della psichiatria detta organicista proprio perché tende a spiegare i disturbi psichici in base a fattori organici (lesioni anatomiche, disfunzioni fisiologiche, alterazioni biochimiche), nascerà la neuropsichiatria la scienza che attualmente si occupa della ricerca delle corrispondenze tra malattia mentale e malattia neurologica.
La cura organica della malattia mentale si è basata in passato, prevalentemente sull’elettroshock-terapia e sulla psicochirurgia (lobotomia, lobectomia), negli ultimi anni c’è stato invece uno straordinario sviluppo delle farmacoterapie (terapie che si basano sull’assunzione di sostanze chimiche – i cosiddetti psicofarmaci-), che oggi rappresentano il metodo di cura prevalente.
La psichiatria organicistica era prevalentemente descrittiva, cioè preoccupata soprattutto di descrivere e classificare le malattie mentali in base ai sintomi osservabili senza preoccuparsi dei meccanismi che ne erano alla base. La nascita della psicoanalisi alla fine del diciannovesimo secolo e di tutte le psicoterapie che si sono sviluppate nei vari orientamenti psicologici nel ventesimo secolo, hanno influenzato notevolmente il punto di vista psichiatrico che da descrittivo è divenuto dinamico.
Questa seconda impostazione metodologica della psichiatria detta psicogenetica ritiene che la malattia mentale abbia un’origine psichica e l’interesse è quindi orientato alla ricerca dei processi e dei meccanismi psicologici che ne sono alla base. Dall’impostazione psicogenetica si sviluppa e si separa la psicopatologia. La psicopatologia, che come branca della psichiatria apparteneva alla medicina, è oggi una disciplina psicologica che studia le patologie dell’attività psichica dal punto di vista dello sviluppo psichico. Il punto di vista psicopatologico infatti considera oggi il sintomo come il segnale di un diverso modo di elaborare l’esperienza (approccio psicologico) e non come una forma di devianza funzionale (approccio psichiatrico). Normalità e patologia non rappresentano più la norma o la devianza, ma modi diversi di fare esperienza e di rispondere agli stimoli. Entrambe seguono le stesse regole psichiche.
Il punto di vista organico e quello dinamico, inizialmente in contrapposizione, sono oggi più integrati tra loro dal momento che le dinamiche psichiche hanno un ruolo importante anche nelle psicopatologie in cui è riscontrabile una causa organica.
La psicologia è la scienza che studia, descrive e interpreta i fenomeni psichici servendosi del metodo sperimentale, della statistica e dei modelli matematici.
Per fenomeni psichici si intende nell’uomo: il comportamento, l’intelligenza, la memoria, la percezione, l’attenzione, i vissuti interiori come le emozioni o i sentimenti, i meccanismi inconsci. Negli animali gli studi sono focalizzati prevalentemente sull’osservazione del comportamento.
La psicologia si occupa dei fenomeni psichici considerati normali mentre quelli anormali, come abbiamo detto, sono di pertinenza della psicopatologia anche se il confine tra normalità e patologia non è così marcato e molti problemi risultano comuni alle due discipline.
La psicologia è oggi suddivisa in vari settori a seconda dell’area di studio: la psicologia animale (che studia il comportamento animale), la psicologia applicata (che interviene su problemi relativi a tutti gli aspetti del comportamento umano), la psicologia comparata (che si occupa della comparazione della psicologia dei diversi individui in base all’età, al sesso, alla professione…), ecc..
Ognuno di questi settori comprende diverse aree di studio, per esempio la psicologia applicata comprende: la psicologia clinica, la psicologia del lavoro, la psicologia dell’educazione e la psicologia forense. E ancora ogni area di studio svolge varie funzioni. La psicologia clinica per esempio è un metodo e una disciplina che ha un ruolo importante per la salute mentale, tra le sue funzioni c’è anche quella della cura che avviene attraverso la psicoterapia1.
Vediamo ora cos’è la psicoanalisi.
Il termine psicoanalisi viene usato comunemente per riferirsi a tutte le scuole di pensiero che si occupano di processi psichici inconsci. Più propriamente la psicoanalisi è la disciplina fondata da Freud nel 1900, oggi anche detta psicoanalisi classica.
La psicoanalisi di Freud è sia una teoria psicologica sullo sviluppo delle nevrosi che una tecnica esplorativa e psicoterapeutica per la cura delle nevrosi. Essa nasce all’interno di quella psichiatria ottocentesca (Freud era neuropsichiatra) che si preoccupava di trovare una corrispondenza tra malattia mentale e danno organico, anche se si distacca ben presto da questa per prendere una strada autonoma.
Andando contro le concezioni comuni Freud ipotizzò che la malattia mentale fosse riconducibile ad una sofferenza psichica. Nella sua teoria è centrale la considerazione che la coscienza è solo una parte dei processi psichici che invece avvengono prevalentemente nell’inconscio. La terapia dei disturbi psichici doveva pertanto prevedere di rendere accessibili alla coscienza questi contenuti inconsci.
Questo presupposto teorico rimarrà centrale per tutte le teorie che si svilupperanno dopo Freud ad opera dei suoi discepoli (neofreudismo) o di quelli che assumeranno posizioni divergenti dalla sua e che chiameranno con nomi diversi le proprie teorie: la psicologia analitica di C.Jung, la psicologia individuale di A.Adler, ecc…. L’insieme di queste diverse teorie viene anche denominato psicologia del profondo.
Si utilizza generalmente il termine analisi per riferirsi alle psicoterapie elaborate dalle scuole della psicologia del profondo. Quella che fa riferimento alla teoria di Freud viene denominata analisi classica.
Vediamo anche le differenze tra le relative figure professionali.
Lo psichiatra è un medico e si può occupare del disturbo psichico dal punto di vista organico quindi potrà prescrivere le medicine (gli psicofarmaci). Si può verificare il caso, peraltro abbastanza frequente, che lo psichiatra sia anche psicoterapeuta (perché ha conseguito una specializzazione in merito) e potrà allora utilizzare anche (o solo) la psicoterapia per curare i suoi pazienti.
Lo psicologo invece, in quanto specialista del normale sviluppo psichico può offrire consulenza su come favorire il proprio benessere psichico per esempio in ambito scolastico (psicologo scolastico) o lavorativo (psicologo del lavoro) o sportivo (psicologo dello sport), etc…. Nel caso che sia anche psicologo clinico o psicoterapeuta, caso anche questo abbastanza frequente, si occuperà anche del disagio psichico e della cura, sempre però con metodi psicologici (la psicoterapia appunto) e mai con le medicine.
Lo psicoanalista infine, è evidentemente la persona (medico o psicologo) che pratica l’analisi. Per chi sceglie questo indirizzo teorico, la qualifica di psicoanalista spetta quando ci si sottopone (e si supera con successo) ad un’analisi personale e didattica sotto la supervisione di uno psicoanalista anziano e si torna da lui periodicamente per visite di controllo.
A volte il termine psicoanalista viene utilizzato erroneamente per riferirsi a chi pratica altre forme di psicoterapia.
1 La psicoterapia è un trattamento terapeutico basato sull’utilizzo di metodi psicologici prevalentemente verbali (il colloquio), ma anche non verbali, per la cura o il miglioramento della sofferenza psichica. E’ un processo interpersonale in cui si stabilisce un rapporto di confidenza e fiducia tra psicoterapeuta e paziente, condizione principale per il buon esito di una terapia.
Lo scopo della psicoterapia viene concordato all’inizio e può andare dalla risoluzione di un sintomo o il raggiungimento di un obiettivo, ad un cambiamento più profondo nella struttura di personalità. Le strategie e le tecniche attraverso le quali si ottengono i miglioramenti o le guarigioni sono diverse a seconda del tipo di orientamento teorico a cui appartiene quel determinato psicoterapeuta. Esistono psicoterapie a orientamento psicoanalitico, comportamentale, cognitivo, relazionale, etc… La psicoterapia può essere individuale, di coppia, familiare o di gruppo.
Concordo pienamente con le definizioni della Dottoressa Mattioli.
mi potete dire la differenza tra psichiatria e neuropsichiatria grazie
Sono entrambe branche della medicina. Sulla psichiatria c’è il post in questo blog, sulla neuropsichiatria puoi consultare questa pagina http://ctw.it/sage/servizi-e-attivita/neuropsichiatria
È matura la possibilita che alcuni stati di disagio mentale siano talmente forti o la persona in causa sia talmente danneggiata da non poter piu ritornornale in un ecquilibrio mentale o stato d animo normali cioè sensa disturbi
Gentile Roberto, grazie per il suo commento. Qualsiasi intervento può generare un cambiamento anche se non sappiamo mai in quale direzione. Gli interventi psicologici mirano a ricostruire la coerenza interna di un problema o di un sintomo e spesso si comprende che quello che viene considerato come un problema da eliminare, è in realtà una forma di adattamento a condizioni molto difficili. Non so se vale anche per il suo caso, quella che esprime è una legittima preoccupazione, consideri comunque anche questo aspetto.
A presto.
mi potrebbe cortesemente dire la differenza tra psichiatra e psichiatra forense?
grazie mille
luca
Buongiorno Luca,
sulla psichiatria ho scritto in un post nel blog, se non lo ha già letto lo può trovare a questo link http://patriziamattioli.com/2012/10/08/che-differenza-ce-tra-psichiatria-psicologia-e-psicoanalisi/
La psichiatria forense si occupa soprattutto di valutare l’imputabilità di un soggetto e la sua capacità di intendere e volere. Può approfondire in questa pagina: http://it.wikipedia.org/wiki/Psichiatria_forense
Soppressione delle facoltà di psicologia. Chi vuol dedicarsi a curare la psiche deve fare anni sei di medicina e poi specializzarsi in psichiatria/psicologia (nuova specializzazione) per quattro anni. Questa sarebbe serietà scientifica. Ma oggi la scienza (di stampo galileiano) non esiste più: è confluita nella techne, è serva della techne, di conseguenza è serva del paradigma dominante, il neoliberismo criminale che sta annientando la natura e l’essere umano. Quindi gli indirizzi di ricerca della scienza asservita alla techne (comprese le scienza psicologiche) sono stabiliti dal potere militare-industriale, non sono liberi come al tempo di Galileo, di Newton,di Einstein. Chi si dedica alla psicologia oggi si guarda bene dal solo nominare il liberismo, come al tempo di Galileo ci si guardava bene dal seguire la sua teoria. Solo che Galileo, pur cattolico convinto, ebbe l’onestà intellettuale davanti all’inquisizione dell’ “eppur si muove”, ebbe l’onestà di una coerenza di fondo pur nella costrizione all’abiura, mentre gli pseudo-scienziati di oggi, di qualsiasi area disciplinare, hanno paura a nominare il neoliberismo e le azioni criminali che porta avanti. Vergognatevi di esistere, quando la mattina vi guardate allo specchio. Il potere non vi risparmierà solo perchè lo rispettate, vi schiaccerà insieme ai vostri figli, che saranno solo miserabili mezzi-uomini, automi, robot lobotomizzati dalla techne.
Gentile Renato,
Per quel che ne so l’accorpamento delle due facoltà di medicina e psicologia riguarda soprattutto il piano amministrativo, continuano ad esistere i due corsi di laurea distinti.
Per il resto,il rischio di essere sostituiti dalla tecnologia è presente in tutti i settori, perciò anche nella psicologia. Per adesso possiamo contare sulle nostre capacità empatiche che le macchine ancor a non hanno, ma chissà in futuro….
Cordialità.
Ciao Renato, non c’è bisogno di scomodare Newton e Galileo, robot e previsioni apocalittiche. Se hai letto l’articolo avrai sicuramente visto che l’indirizzo clinico in psicologia è solo uno dei tanti possibili. Per esempio la psicologia sociale si occupa anche di comunicazione persuasiva. Se voglio lavorare nel mondo della pubblicità, per esempio, non credo proprio che mi serva una laurea in medicina. Quindi non ha senso unire psicologia e medicina, semplicemente perché sono due cose diverse
Peccato che il fondatore la pensasse diversamente…
In una lettera del 1928 al Pastore Pfister, Sigmund Freud
indica di voler «difendere la psicoanalisi dai medici e dai preti.
Vorrei consegnarla a una razza che ancora non esiste, una razza di curatori di anime laici, che non abbiano bisogno di essere medici e si autorizzino a non essere preti».
Peccato che in una lettera del 1928 al Pastore Pfister, Sigmund Freud
indica di voler «difendere la psicoanalisi dai medici e dai preti.
Vorrei consegnarla a una razza che ancora non esiste, una razza
di curatori di anime laici, che non abbiano bisogno di essere
medici e si autorizzino a non essere preti».
Pur essendo medico, ritengo che la psicoterapia e la psicoanalisi in particolare, non dovrebbero essere incardinate nella laurea di psicologia o medicina,visto che la professione necessita di uno sguardo molto più ampio sull’orizzonte del sapere umano, per es. filosofia o teologia o sociologia, potrebbero formare molto di più i futuri psicoanalisti. Vedrei piuttosto all’interno delle scuole di specializzazione l’obbligo di fornire conoscenze nell’ambito della anatomia, fisiologia e neurocienze; con l’obbligo di un lungo percorso di analisi personale che se per gli psicoanalisti avviene, per la maggior parte degli psicoterapeuti-psicologi che oggi operano o non è affatto avvenuto o se si solo pro-forma.
Del resto molti paesi come Francia e Regno Unito non obbligano alla laurea in psicologia o medicina, Chissà perchè…