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Storia della Psicologia – Il Cognitivismo – (23)
Il primo lavoro in cui viene proposta una teoria della mente costruttivo-strutturalista è quello di due italiani: Guidano e Liotti (1r983).
Partendo dal presupposto che la conoscenza umana è un prodotto dell’evoluzione, che è un processo dinamico che, in base alle elaborazioni consentite dalle strutture di significato del soggetto, costruisce modelli sempre più raffinati della realtà e che tutto il sistema conoscitivo è regolato dal principio della coerenza, Guidano e Liotti affermano che l’esperienza cosciente umana è il risultato di diversi processi inconsci. Più precisamente affermano, facendo riferimento alla teoria di Bowlby, e alla psicologia dello sviluppo cognitivo di Piaget, che l’organizzazione cognitiva individuale funziona secondo regole tacite (inconsce) che vengono costruite nel corso dello sviluppo dalla nascita all’età adulta (i modelli operativi interni di cui parla Bowlby vedi cap.VII) e che caratterizzano il modo personale di essere e di elaborare le esperienze. Tali regole sono preverbali, preattentive, emotive e operano prevalentemente secondo modalità analogiche. Al livello tacito, inconscio corrisponde sul piano cosciente un livello esplicito della propria organizzazione cognitiva che è invece costituito dalle idee che ogni individuo è consapevole di avere di se stesso che gli permettono di osservarsi e valutarsi continuamente: i tratti e le caratteristiche personali, il senso del proprio valore e della propria amabilità, tutto ciò che serve a mantenere il senso di identità personale. Il livello esplicito opera prevalentemente attraverso il linguaggio.
Le regole tacite si compongono in una struttura di significato personale che mette ordine nelle esperienze che viviamo e le trasforma continuamente in informazioni esplicite, consapevoli su noi stessi e sul mondo. Secondo questa prospettiva la sofferenza psichica si origina quando le esperienze emotivo-immaginative generate ed elaborate dalla struttura tacita inconscia, non possono essere trasformate in conoscenza esplicita conscia, in altre parole l’esperienza emotiva non riesce ad essere compresa all’interno del proprio senso di identità personale e viene allora vissuta come un’esperienza che non fa parte di sé, egodistonica.
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