La teoria di Kelly, che in alcune interpretazioni è oggi usata in campi molto diversi (architettura, antropologia, insegnamento, psicologia, psicoterapia,…), viene ignorata per diversi anni probabilmente perché l’idea dell’uomo come creatore di se stesso e artefice del proprio mondo era troppo lontana dal linguaggio della comunità scientifica di quel periodo. Così la psicologia dei costrutti personali sarà riscoperta solo diversi anni dopo la morte di Kelly.
La fondazione del cognitivismo clinico viene generalmente attribuita a Aaron Beck (1921 – ) e Albert Ellis (1913 – 2007).
Entrambi provenienti dalla scuola psicoanalitica, se ne allontanano negli anni Sessanta, periodo in cui negli Stati Uniti la psicoanalisi attraversa una profonda crisi: la teoria delle pulsioni non sembrava più proponibile ed era necessario costruire nuove teorie cliniche, soprattutto non sembrava più possibile interpretare i disturbi in base a concetti teorici generali, era necessario cercare modalità di trattamento che fossero più vicine all’esperienza realmente vissuta dai pazienti.
In particolare secondo Beck(1976) la psicoanalisi non aveva dato la dovuta importanza alle idee conscie del paziente (i suoi pensieri e le sue fantasie), non era nell’inconscio l’origine della sofferenza, ma nella coscienza, in quelli che Beck chiama pensieri automatici, pensieri difficili da focalizzare proprio perché automatici, ma non inconsci.
I pensieri automatici sono l’espressione di precise strutture di significato personale denominate generalmente modelli cognitivi o schemi cognitivi, che l’individuo si è costruito durante lo sviluppo. Nella sofferenza tali schemi risultano disfunzionali in quanto distorcono la realtà, provocano sofferenza, prevalgono sugli altri schemi e influenzano la produzione dei pensieri automatici. Per esempio nella depressione entra in funzione in maniera disfunzionale lo schema della perdita e si riscontra la distorsione di quella che Beck chiama la triade cognitiva, cioè sono presenti, sotto forma di pensieri automatici, aspettative negative nei confronti dell’ambiente, opinioni negative su di sé e aspettative negative sul futuro. Il doloroso vissuto depressivo deriva direttamente da queste valutazioni negative.
Affine alla posizione di Beck è quella di Ellis(1962) che vede alla base della sofferenza dei pazienti la presenza di idee irrazionali, come per esempio quella di dover essere sempre amato e approvato da tutti per evitare l’eventualità di essere respinto da qualcuno.
Sia la terapia cognitiva di Beck (oggi denominata terapia cognitiva standard) che la terapia di Ellis denominata terapia razionale-emotiva , considerano la nevrosi come il risultato di un modo irrazionale o distorto di elaborare le esperienze, compito del terapeuta è quindi quello di aiutare il paziente a diventare consapevole di questo modo distorto di pensare per poi modificarlo e renderlo più realistico.