Genitori e figli: per l’educazione è meglio avere un progetto educativo comune

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L’educazione dei figli e i conflitti di coppia

Marco ha 15 anni, quando esce con gli amici perde il senso del tempo e sta così bene che rimanda continuamente il momento di salutarli, così si trova praticamente sempre a tornare a casa tardi e non di pochi minuti o di mezz’ora ma molto di più. Ha sempre una scusa da raccontare ai suoi, quella dell’autobus che non passava o della metro che saltava sono le preferite.

Una volta ha raccontato di essere caduto sull’autobus per una frenata bruslca dell’autista, di essere sceso per andare a medicarsi l’escoriazione e di avere fatto due ore di ritardo perché poi l’autobus successivo era passato molto tempo dopo.

L’escoriazione era vera ma non se l’era fatta sull’autobus, parlando mentre camminava non aveva visto il gradino ed era finito in ginocchio sul brecciolino: aveva pensato che sceneggiare un po’ il fatto gli avrebbe fatto guadagnare qualche momento in più per rimanere fuori con gli amici e con la sua ragazza.

I suoi erano piuttosto arrabbiati quando era tornato a casa e quella volta si era sentito davvero in colpa. Lui vorrebbe sinceramente accontentarli, sente di deludere un po’ le loro aspettative e questo non lo fa stare bene, ma quando si trova fuori se lo dimentica e pensa solo agli amici o alla ragazza.

C’è da dire che i suoi non hanno un atteggiamento univoco rispetto alla questione, sua madre tende a lasciar correre, suo padre invece è più propenso a metterlo in punizione (non esci per una settimana, ti levo il telefono per dieci giorni, niente cinema, ecc) e quando lui rientra tardi iniziano con il rimproverarlo ma finiscono sempre con il litigare tra loro su quale dei loro punti di vista è più giusto.

L’educazione dei figli è una questione su cui spesso si concentrano i conflitti di coppia: quale metodo deve essere seguito, quali regole far rispettare, ecc. Le differenze individuali di fronte alle questioni genitoriali si amplificano.

Uno dei due tende ad essere più rigido e normativo, l’altro tende ad essere più tollerante e a entrare più in empatia con i bisogni dei figli. Atteggiamenti diversi che sono di solito il risultato della propria storia evolutiva. La mamma di Marco è cresciuta con una certa limitazione dell’esplorazione, poche uscite erano consentite durante la sua adolescenza, si trovava spesso sola a casa mentre gli altri si vedevano, oppure quando poteva uscire doveva rientrare sempre molto prima degli altri, il primo Capodanno che poté passare con gli amici, c’era mancato poco che suo padre l’andasse a prendere prima della mezzanotte. Non vorrebbe fare lo stesso errore, vorrebbe che Marco facesse tutto e così tende ad essere piuttosto permissiva, magari anche troppo.

Il padre di Marco è cresciuto nel rispetto di poche semplici regole, se si comportava bene e rispettava le regole gli era concesso tutto e questo vorrebbe insegnare a suo figlio, per ora con scarsi risultati. L’atteggiamento di Marco lo indispone, non si sente riconosciuto come autorità e ritiene di doverla far rispettare anche con la forza.

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Genitori e figli: uno smartphone come costruzione e mantenimento dell’identità

Genitori e figli: uno smartphone come costruzione e mantenimento dell’identità

img_0934Attraverso il contatto virtuale con il gruppo, i ragazzi mantengono una continuità nel loro senso di identità personale.

Marta è svegliata dal miagolio del telefono scarico. Panico. Si è dimenticata di metterlo in carica. Guarda l’ora, è ancora presto, forse ce la fa a ricaricarsi a sufficienza per durare tutta la mattina. Meno male. Non poteva neanche immaginare di andare a scuola senza cellulare, di rimanere scollegata.

Facciamo fatica a comprendere l’importanza che ha lo smartphone per i ragazzi. È un tema attuale di conflitto tra genitori e figli – indagini recenti stimano che più del 50% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni possiede uno smartphone e lo usa per collegarsi a internet, per l‘Italia probabilmente è un dato sottostimato – li rimproveriamo perché sono sempre al telefono, anche se quello non è un telefono ma un complesso oggetto con cui spesso neanche telefonano, che usano piuttosto per mantenersi costantemente in contatto tra loro, chattare, ascoltare e scaricare musica, vedere filmati, pubblicare immagini che possano stimolare il “Mi piace” che funziona come conferma.

L’apparecchio è ormai un’appendice di sé. Attraverso il costante contatto seppur virtuale con il gruppo, i ragazzi mantengono una continuità nel loro senso di identità personale.

Il sostegno del gruppo è da sempre riconosciuto come essenziale per la costruzione di un’identità autonoma dalla famiglia e si realizza ora anche attraverso le relazioni virtuali.

La costruzione dell’identità avviene a partire dalle prime relazioni significative e attraverso i processi di identificazione, cioè i processi attraverso i quali si acquisiscono i ruoli sociali assumendo i comportamenti e gli atteggiamenti delle persone che si ammirano. I processi di identificazione si verificano in modo diverso nelle diverse fasi di sviluppo. Durante l’adolescenza, per arrivare ad un senso di sé autonomo si passa gradualmente da uno stato in cui l’aiuto, la guida, il sostegno, l’approvazione e la rassicurazione provengono dai genitori, a uno stato intermedio in cui il sostegno e l’approvazione provengono dalle amicizie e dai rapporti sentimentali. E’ qui che si inserisce lo strumento tecnologico.

C’è chi si preoccupa che un utilizzo massiccio dello smartphone possa portare ad una generazione di identità fragili e/o frammentarie. Che sia implicata una dipendenza non c’è dubbio, anche se non è tanto dallo smartphone quanto dal gruppo. Insomma il percorso – di costruzione dell’identità – è sempre lo stesso, perseguito ora anche grazie ad uno smartphone, che magari perde il suo fascino una volta realizzato il suo compito. Staremo a vedere.

Per ora è una messa alla prova per i genitori che magari sentono in discussione il proprio ruolo educativo e il potere nella relazione. Concordiamo con i ragazzi un tempo consentito ben sapendo che sarà difficile per loro rispettarlo. Si può togliere lo smartphone per punizione o per il superamento del nostro grado di tolleranza. Teniamo presente che non stiamo togliendo un telefono ma un collegamento con gli altri e dunque con sé stesso. Potremmo stimolare reazioni inaspettate.

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Genitori si diventa – Manuela Rosci

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Recensione

Genitori si diventa di Manuella Rosci psicologa, psicopedagogista e psicoterapeuta, edito da Giunti Demetra nel 2007. è un libro che vuole accompagnare e sostenere le persone che intraprendono il cammino del “diventare genitori” che, come dice il titolo è un traguardo da perseguire e non un punto da cui partire nel momento in cui nasce un figlio o si decide di concepirlo.

L’autrice distingue tra fare il genitore ed essere genitore intendendo con questa distinzione la differenza tra gli aspetti comportamentali del ruolo, come prendere decisioni, organizzare, pianificare, ecc., e i sentimenti legati alla presa di consapevolezza che il ruolo comporta sia sul piano personale che di relazione con i figli.

Sottolinea l’importanza di costruire un progetto educativo con il quale insegnare a vivere ai propri figli, progetto che non sarà tanto orientato ad insegnare azioni o comportamenti da seguire, quanto piuttosto a favorire l’espressione di quelle potenzialità innate presenti in ogni individuo tenendo conto delle regole del mondo in cui nasce e si troverà a vivere.

E’ importante che siano definiti gli spazi di azione di ognuno (genitore/i, figlio) e che i genitori inviino messaggi coerenti. Essere genitori significa prendersi la responsabilità dell’altro, il figlio, affinchè costruisca una propria identità, senza che le paure di sbagliare interferiscano con la necessità di essere quelli che conducono il gioco.

E’ un testo che va anche al di là dell’obiettivo che si pone dal momento che nell’affrontare l’argomento tira in ballo aspetti specifici della psicologia cognitiva più razionalista e affrontando il tema dell’essere genitori coglie, inevitabilmente, quello dell’essere individuo.

La lettura è scorrevole e offre spunti di riflessione e focalizzazione su aspetti cruciali della genitorialità e dell’esistenza umana.

Il mondo dei genitori

Il mondo dei genitori

I genitori come “base sicura”

La genitorialità rappresenta un aspetto rilevante della vita dell’individuo, un elemento importante della propria identità personale. Lasciando per un attimo da parte le differenze individuali, vorrei fare alcune considerazioni generali sull’essere genitori, focalizzando l’attenzione su quegli aspetti che gli individui genitori hanno in comune, e che sono all’origine di una sensibilità particolare che raggiunge forse il suo apice in concomitanza con l’adolescenza dei figli.

Attualmente il ruolo di genitore, visto alla luce delle più recenti ricerche sull’attaccamento e dei frequenti e veloci cambiamenti sociali, si configura meglio come “base sicura” piuttosto che come educatore che favorisce l’interiorizzazione delle regole, dei valori e dei principi del contesto sociale di appartenenza e questo cambia sensibilmente l’atteggiamento dei genitori di oggi nei confronti dei propri figli, rispetto a genitori di generazioni passate. L’estrema mutevolezza del contesto e delle regole sociali costringono l’individuo adolescente di oggi a non poter più seguire semplicemente l’esempio dei genitori, ma a dover sperimentare di continuo in prima persona quali sono i comportamenti che meglio risolvono le problematiche che dovrà via via affrontare. L’individuo adolescente di oggi trova da solo il suo modo, ed è più utile per lui sapere di poter contare sul sostegno dei genitori in caso di difficoltà, piuttosto che fare riferimento a modelli comportamentali precostituiti.

Un’identità inventata

Gli attuali genitori, si trovano a vivere esperienze nuove rispetto al passato, cominciando dal fatto che si trovano più facilmente soli ad affrontare la responsabilità della crescita dei figli.

I disagi personali vissuti durante la propria crescita, le maggiori conoscenze della materia, i veloci cambiamenti sociali li hanno persuasi della impraticabilità per i loro figli ,dei valori che hanno vissuto su se stessi, della impossibilità di riproporre i modelli genitoriali che hanno vissuti loro stessi nella famiglia di origine.

Soprattutto la complessità dell’esistenza nella società in cui apparteniamo rende necessaria una notevole flessibilità e interscambiabilità di ruoli all’interno della famiglia: i padri, tendono oggi a lasciare spazio in alcune delle aree che erano di loro esclusiva competenza, dedicandosi a quelle funzioni affettive che in passato erano delegate quasi totalmente alla figura materna. Le madri rinunciando in parte all’esclusività del rapporto con i figli hanno maggiori possibilità di realizzazione personale all’esterno della famiglia. Questo non senza difficoltà da parte di entrambe le figure.

I nuovi ruoli che si definiscono all’interno della famiglia non implicano semplicemente che i genitori fanno cose diverse da prima, ma anche che gli attuali ruoli non sono sostenuti da modelli di riferimento con cui identificarsi come invece avveniva in passato. I genitori di oggi risolvono il loro compito provando e riprovando, andando per tentativi ed errori . I modelli dei propri genitori sono considerati ormai inadeguati. Questo non avere punti di riferimento può avere riflessi negativi sul piano dell’identità genitoriale che ne risulta più incerta. Un’identità genitoriale incerta è certamente più fragile e vulnerabile e meno propensa a confrontarsi con il mondo esterno, che può anche essere vissuto come pericoloso.

L’atteggiamento dei genitori verso gli insegnanti

comunicascuola.it

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I genitori attuali possono entrare in relazione con il mondo esterno con un’ombra di diffidenza dovuta a quella paura di essere definiti, criticati e disconfermati che un’identità (genitoriale) vaga sempre comporta. Quest’ombra di diffidenza può entrare anche nella scuola e condizionare i rapporti tra genitori e insegnanti e può essere superata solo se e quando il genitore sente che il suo operato di genitore non sarà giudicato.

Il giudizio di un insegnante può essere all’origine di dolorose oscillazioni sul piano dell’identità genitoriale, probabilmente per questo a volte gli insegnanti vengono screditati e di fronte ad un loro giudizio critico il genitore tende a schierarsi dalla parte del figlio proteggendolo, proterggendo in fondo anche se stesso. Anche individui che godono di sicurezza in altre aree personali, per esempio nell’area professionale, tendono a rifiutare il giudizio perché magari interpretato e vissuto più su un piano personale che non semplicente riferito all’andamento della vita scolastica del figlio. Il colloquio con un insegnante è un momento importante e delicato in cui il genitore può sentire in ballo l’adeguatezza o inadeguatezza del suo fare il padre o la madre.

In generale il modo di essere dei figli può rappresentare una specie di esame per i genitori, l’esame del progetto affettivo/educativo portato avanti con loro fino a quel momento, in ultima analisi la prova dell’adeguatezza/inadeguatezza della loro funzione genitoriale. Evidentemente questo è più vero durante l’adolescenza dei figli e ancora di più per quella che si vive a scuola.

I sentimenti dei genitori verso i figli

Un’identità genitoriale fragile è anche più sensibile agli allontanamenti, fisici e ideologici che l’adolescenza impone. Il genitore spesso non si sa spiegare questi allontanamente o ricorre a spiegazioni che mettono in dubbio le sue competenze: il distacco adolescenziale del figlio equivale allora ad un venir meno del proprio senso di capacità genitoriale.

Questo perché i figli sono una parte di sè, della propria identità. Per loro e con loro si provano emozioni forti, belle e brutte. I figli possono essere fonte di orgoglio ma possono anche far emergere sentimenti di inadeguatezza e incapcità mai focalizzati prima, che si attivano ai primi segnali di allontanamento.

Anche per questo i genitori di adolescenti provano emozioni ambivalenti: sono orgogliosi delle conquiste e dell’indipendenza dei figli e nello stesso tempo soffrono perché sanno che non potranno più proteggerli, che non saranno più il centro del loro universo, che cominceranno a sentirsi esclusi dalla loro vita. Sono incerti e preoccupati per gli esiti che la riorganizzazione adolescenziale porterà nella vita di tutti i familiari. Si sentono spaesati perché l’autonomia del giovane lascia vuoto lo spazio che prima era dedicato alla sua crescita, e su cui hanno sempre investito molto.