Psicologia: accettare la separazione
Psicologia: reagire alla separazione
Ogni tanto la cerca, passa per caso sotto il suo ufficio o sotto casa, ugualmente per caso capita nei posti che frequenta, sperando di incontrarla. Non gli risponde più al telefono, le ha lasciato messaggi su Facebook e Whatsapp, ma lei non si è più fatta sentire, ormai sono passati molti mesi da quando lo ha lasciato ma per lui è come se fosse appena successo, non accetta la separazione.
La fine di un rapporto sentimentale è sempre un evento traumatico che segna un momento di cambiamento nella vita. È causa di sofferenza, ma soprattutto di discontinuità nel modo di percepire se stessi. Più la rottura è inaspettata, più la sofferenza è grande e più sono lente l’elaborazione della perdita e la costruzione di scenari futuri senza il partner. A volte possono volerci molti mesi o anche anni.
In linea di massima un distacco è la conseguenza naturale di un rapporto insoddisfacente che se prolungato magari procurerebbe sofferenze maggiori. In alcuni casi però l’impatto emotivo per la perdita dell’altro è così forte, da non consentire elaborazioni nei vissuti che ne conseguono: cadute dell’umore, agitazioni, sentimenti di fallimento, perdite di autostima…
Più il rapporto è stato conflittuale, più il distacco sarà complicato.
Durante la relazione, l’idea che ognuno ha di sé è influenzata dalla presenza dell’altro nella propria vita, la condivisione è un aspetto centrale si condividono amici, interessi, progetti, si costruisce uno spazio comune che definisce l’identità della coppia, come anche la propria identità.
La sofferenza perciò è per aver perso l’altro, ma soprattutto per aver perso una parte di sé.
Ci si può assumere tutta la responsabilità della rottura, criticando se stessi e colpevolizzandosi, oppure reagire al dolore con rabbia, attribuendo tutta la responsabilità all’altro.
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