da patrizia mattioli | Giu 8, 2016 | Recensioni
Uno Psicologo nella Scuola
La scuola è una rete di relazioni dove studenti, insegnanti e genitori si incontrano e incrociano i propri modi di essere. Da questo incontro nasce uno spazio comune che offre ad ognuno un’immagine di sé che non può più prescindere dagli altri, un’identità scolastica che definisce per ognuno il suo sentirsi o non sentirsi parte di quella comunità.
In questo libro racconto la ventennale esperienza scolastica che mi ha portata a contatto con centinaia di ragazzi che attraversano l’adolescenza, una delle fasi più delicate della vita.
Il mio lavoro si sviluppa secondo il modello teorico Cognitivo Costruttivista creato da Vittorio F. Guidano, che oltre ad essere un modello in cui mi riconosco, mi permette di lavorare sui processi di sviluppo dell’identità e sulle dinamiche di reciprocità che si costruiscono nelle relazioni.
La Scuola è uno scorrere parallelo e simultaneo di momenti di vita che continuamente riverberano gli uni con gli altri creando discrepanze che rappresentano contemporaneamente momenti di crisi e di crescita. Per questo è importante la storia personale di ognuno dei protagonisti della scuola: studenti, insegnanti, genitori, perché la storia è ciò che può rendere coerente e comprensibile una crisi e trasformarla in crescita.
Nel libro racconto la mia particolare attenzione e il rispetto per la soggettività che nella pratica significa progettare e realizzare un intervento non prescrittivo o intrusivo. Studenti, insegnanti e genitori sono su uno stesso piano e parimenti invitati ad entrare in contatto con il proprio mondo emotivo e cognitivo in un gioco di aiuto reciproco che mentre aiuta a conoscere se stessi, diventa conoscenza dell’altro e viceversa, nella convinzione che lo psicologo a scuola debba integrarsi nelle dinamiche scolastiche, ma stimolare gli altri ad agire restando sullo sfondo.
Il libro si compone di due parti. Nella prima parte vengono affrontati gli aspetti teorici sia per quanto riguarda le norme che regolano la presenza dello psicologo a scuola e il ruolo che ne emerge, sia per quanto riguarda l’approccio teorico di riferimento che guida chi scrive. Viene illustrato il modello cognitivista post razionalista e la sua applicazione alle dinamiche scolastiche, con una parentesi sui vissuti dei protagonisti della scuola e uno ampio spazio dedicato alla lettura post razionalista del percorso adolescenziale.
La seconda parte è dedicata alle diverse esperienze che la presenza a scuola consente allo psicologo: la consulenza, l’approccio alle emergenze relazionali, la formazione dei gruppi di tutor per l’Accoglienza, i sondaggi conoscitivi, gli incontri a tema e le giornate di approfondimento. Tutti gli spazi raccontano le strategie utilizzate e nello stesso tempo sono un pretesto per l’approfondimento di temi adolescenziali.
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da patrizia mattioli | Giu 30, 2015 | Post razionalismo, Relazioni
La nascita dell’amore
Se consideriamo che tutti i disturbi psicopatologici appartengono alla sfera affettiva, possiamo capire perché il tema dell’amore è fondamentale nella comprensione dell’esperienza umana.
Generalmente pensiamo all’amore come a un profondo sentimento di affetto, simpatia, passione verso una persona, che si manifesta come desiderio di ricercare la sua presenza e di procurarle del bene.
Se molte teorie sull’amore tendono ad identificarlo come un sentimento particolare altre, per esempio quella di Vittorio Guidano (1999), ritengono che l’amore non sia un sentimento particolare o una particolare qualità emozionale, ma lo spazio emotivo che si crea tra due persone, lo spazio comune all’interno del quale gli individui si muovono in modo coordinato e consensuale, la distanza compresa tra l’affetto e la separazione, l’attaccamento e il distacco, cioè tutto il mondo dei sentimenti umani.
Visto in questo modo, l’amore è l’organizzatore delle emozioni umane.
Ma come nasce questo spazio comune?
Facciamo riferimento al pensiero di Vittorio Guidano.
L’uomo è un primate e come tale, abita in una realtà intersoggettiva; questo significa che la sua conoscenza è interattiva; così la conoscenza che l’individuo ha di sé avviene in relazione alla conoscenza che egli ha degli altri e la conoscenza che ha degli altri, a sua volta, è sempre una conoscenza di se stesso.
Il fissare le premesse epistemologiche evolutive in termini di intersoggettività permette, secondo V.Guidano, di focalizzare con precisione l’affettività nella vita degli esseri umani e quanto di questa va insieme all’amore.
Nella visione di Guidano, l’amore non è diverso dalla conoscenza. La conoscenza, secondo lui, definisce lo spazio umano dove la realtà equivale all’esperienza che è ordinabile; lo spazio intersoggettivo tra attaccamento e distacco definisce lo spazio in cui la realtà è vissuta, definisce l’esistenza e i due aspetti sono come due facce della stessa medaglia. Da una parte c’è la realtà intesa come il personale modo di percepire e concepire il mondo; ed è la conoscenza in generale. Dall’altra ci sono le emozioni. L’ordine che si produce con le emozioni, che è parallelo a quello della conoscenza, viene ad essere l’amore. l’amore è l’ordine organizzato della sfera emozionale umana; così come la realtà, la conoscenza è quell’ordine organizzato del conoscere umano
Secondo Guidano, l’affettività nell’uomo evolve con l’emergere del mentalismo.
La prima conseguenza del mentalismo è la formazione della coscienza. La coscienza nasce come capacità di reagire alla realtà. Storicamente, dice Guidano, la coscienza nasce come coscienza di separazione. L’inizio della coscienza umana avviene intorno al momento di invenzione dell’agricoltura, quando cominciano ad avvenire mutamenti importanti nella comunità umana. Prima di allora gli uomini vivevano come gli altri animali in continuo movimento sulla terra alla ricerca di cibo, non erano perciò molto diversi da loro. Con l’agricoltura si fa strada una percezione diversa della realtà, l’agricoltore si stabilizza in un luogo e ha un rapporto più distaccato con questa realtà. L’uomo passa dall’essere “parte della natura”, ad “essere spettatore” potendola anticipare. Prima la realtà era vissuta nell’immediatezza, l’agricoltore invece vive con la coscienza che l’immediatezza è solo un aspetto della realtà dato che è in grado di operare in funzione di un risultato che sarà visibile solo mesi più tardi.
La capacità di agire sulla realtà avviene secondo Guidano, nella sfera affettiva mediante la coscienza di separazione, la coscienza cioè di essere diversi da quella realtà, di essere diversi dall’altro. La coscienza di separazione avrebbe fatto emergere il bisogno di intersoggettività, di supporto emozionale, di maggiore consistenza affettiva, per rendere tollerabile questo senso di separazione.
Con il sorgere dell’agricoltura si è incrementato il pensiero autoriflessivo, autoreferenziale, che consente la coscienza di essere coscienti, che aumenta il senso di separazione e divisione e con questi il sentimento di solitudine esistenziale.
Un cambiamento importante, avviene poi quando la femmina umana passa dalla situazione estrale a quella mestruale, cambiamento che la porta ad essere ricettiva sessualmente tutto l’anno, fatto questo che scollega la sessualità dalla riproduzione. Nell’essere umano la funzione della sessualità diventa allora più quella di mantenere le relazioni affettive. Questa per Vittorio Guidano è stata la grande rivoluzione cognitiva.
L’amore può assumere tante forme, tutte in relazione all’idea che si ha dell’altro: oggetto di cui disporre a proprio piacimento o persona con sue intenzioni e pensieri.
Contrariamente a quello che si crede, molta sofferenza non è tanto legata alla carenza d’amore, che comunque ha la sua rilevanza, quanto alla qualità dell’amore: a quanto l’amore è rivolto ad un soggetto considerato come persona o come oggetto.
L’amore, quando riferito all’altro come persona, lo stimola e gli permette di svilupparsi, quando riferito all’altro come oggetto lo schiaccia e gli impedisce di crescere. Questo vale per esempio per i genitori, nelle tappe di crescita dei figli, e per i partner nella vita affettiva adulta: un genitore iperprotettivo rischia di danneggiare piuttosto che proteggere e un partner onnipresente rischia di soffocare piuttosto che dimostrare affetto.
Abbiamo detto che le sofferenze psichiche sono soprattutto di natura affettiva e emergono mentre l’individuo è impegnato a costruire, mantenere o rompere relazioni affettive significative, anzi si può affermare che non ci sono emozioni più intense nella vita di un essere umano di quelle che si producono nel corso della formazione, del mantenimento e della rottura di tali relazioni.
L’intimità affettiva che si costruisce tra due persone nell’amore, cioè nel momento di massima corrispondenza reciproca, può offrire una sensazione di completezza e pienezza. Può diventare però anche un’esperienza dolorosa perché è un momento di grande vulnerabilità dove anche la minima diminuzione della corrispondenza può essere percepita come un grande dolore e una grande perdita. Per questo di fronte all’intimità non è mai completamente chiaro se l’obiettivo è quello di ricercarla o di evitarla.
Se consideriamo l’amore, come uno spazio condiviso, in cui confermarsi, comprendersi, accettarsi, riconoscersi, è più facile capire il rapporto che si crea tra due partner, la conflittualità più o meno aperta che si manifesta nei momenti di crisi, quanto una crisi può mantenersi nel tempo e diventare un modo stabile di stare insieme e quanto può essere lungo e faticoso un processo di distacco.
Pubblicato su Animamediatica
da patrizia mattioli | Nov 19, 2013 | Blog su Il Fatto Quotidiano
Che cos’è l’amore?
Generalmente pensiamo all’amore come a un profondo sentimento di affetto, simpatia, passione verso una persona, che si manifesta come desiderio di ricercare la sua presenza e di procurarle del bene. Se molte teorie sull’amore tendono a identificarlo come un sentimento particolare, altre (Guidano 1999) ritengono che l’amore non sia un sentimento particolare o una particolare qualità emozionale, ma lo spazio emotivo che si crea tra due persone, lo spazio comune all’interno del quale gli individui si muovono in modo coordinato e consensuale. La distanza compresa tra l’affetto e la separazione, l’attaccamento e il distacco, cioè tutto il mondo dei sentimenti umani. Visto in questo modo, l’amore è l’organizzatore delle emozioni umane. Può assumere tante forme, tutte in relazione all’idea che abbiamo dell’altro: oggetto di cui disporre a proprio piacimento o persona con sue intenzioni e pensieri.
Contrariamente a quello che si crede, molta sofferenza non è tanto legata alla carenza d’amore, che comunque ha la sua rilevanza, quanto alla qualità dell’amore: a quanto l’amore è rivolto a un soggetto considerato come persona o come oggetto. L’amore, quando riferito all’altro come persona, lo stimola e gli permette di svilupparsi, quando riferito all’altro come oggetto lo schiaccia e gli impedisce di crescere. Questo vale per esempio per i genitori, nelle tappe di crescita dei figli, e per i partner nella vita affettiva adulta: un genitore iperprotettivo rischia di danneggiare piuttosto che proteggere e un partner onnipresente rischia di soffocare piuttosto che dimostrare affetto. Sappiamo che le sofferenze psichiche sono soprattutto di natura affettiva e si presentano mentre l’individuo è impegnato a costruire, mantenere o rompere relazioni affettive significative, anzi si può affermare che non ci sono emozioni più intense nella vita di un essere umano di quelle che si producono nel corso della formazione, del mantenimento e della rottura di tali relazioni.
L’intimità affettiva che si costruisce tra due persone nell’amore, cioè nel momento di massima corrispondenza reciproca, può offrire una sensazione di completezza e pienezza. Può diventare però anche un’esperienza dolorosa perché è un momento di grande vulnerabilità dove anche la minima diminuzione della corrispondenza può essere percepita come un grande dolore e una grande perdita. Per questo di fronte all’intimità non è mai completamente chiaro se l’obiettivo è quello di ricercarla o di evitarla.
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da patrizia mattioli | Ott 15, 2013 | Post razionalismo
Progetto Accoglienza: basi teoriche
L’approccio del post razionalismo sviluppato da Vittorio F: Guidano a partire dagli Anni 80, rappresenta un cambiamento epistemologico nello studio dei processi della conoscenza e sembra particolarmente utile al Progetto Accoglienza della scuola. L’attenzione (dell’approccio post razionalista) non è più focalizzata su quanto siano attendibili le caratteristiche di un oggetto o di un fatto percepito, ma sul punto di vista della persona che percepisce.
Non esiste un ordine esterno predefinito, ma ogni individuo fa riferimento ad un ordine interno personale, a un’Organizzazione di significato personale o Organizzazione del dominio emotiva, che si costruisce intorno ad un nucleo cognitivo/emotivo invariante e caratteristico per ogni individuo, che si differenzia all’interno delle relazioni sociali significative, durante tutto l’arco di vita. L’impegno post razionalista è volto a cogliere la coerenza interna di un Organizzazone di significato personale e non più a modificare le attitudini di un individuo.
Anche a scuola ogni individuo porta un suo Significato personale, per uno studente è un significato in corso di organizzazione. E’ in questo periodo infatti che si consolida l’organizzazione del dominio emotivo che si è andata differenziando nelle fasi evolutive precedenti.
I significati personali si esprimono e si articolano all’interno dei rapporti scolastici e diventano più o meno comprensibili e condivisi dagli altri, in base al livello di comunicazione stabilito.
Il grado di convivenza che si crea a scuola, la rende un luogo in cui si costruiscono necessariamente rapporti significativi all’interno dei quali avvengono scambi emotivi di varia intensità che possono essere elaborati attraverso un significato personale o attraverso un significato comune.
L’intrecciarsi dei significati personali a scuola, costruisce un significato comune che offre ad ognuno un’ immagine di sé che non può più prescindere dagli altri. Possiamo dire che nel tempo si strutturi un’identità scolastica che definisce per ogni partecipante il sentirsi (o non sentirsi) parte di quella comunità. Facendo riferimento a Dodet (2001), potremmo dire che nelle relazioni scolastiche, come nelle relazioni familiari, i rapporti armonici sono caratterizzati da un significato comune per il racconto di vicende comuni, nei rapporti disarmonici invece questo significato si perde e i racconti diventano separati focalizzandosi su aspetti diversi della questione, con attribuzioni diverse rispetto ai rapporti di causa-effetto. Armonia e disarmonia si riferiscono a quanto gli eventi, conflittuali o meno, vengono punteggiati allo stesso modo.
Il principale obiettivo è quello di favorire tra i protagonisti della scuola, la costruzione di significati condivisi.
Il lavoro che presento in questo articolo si riferisce a un progetto che si muove in questa direzione.
Sappiamo che l’adolescenza rappresenta un momento cruciale nel percorso di costruzione dell’identità personale, per i cambiamenti rapidi e vistosi che avvengono in tale fase e per la difficoltà a maneggiare le nuove capacità cognitive e riflessive e a gestire l’oscillazione tra spinta all’autonomia e mantenimento dell’attaccamento.
In questa oscillazione si inserisce il rapporto con i pari a sostegno del momento di transizione.
L’importanza che riveste il rapporto con i pari è uno degli elementi alla base della strategia di Peer Education utilizzata nei Progetti di Accoglienza offerti da un numero sempre maggiore di istituti.
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da patrizia mattioli | Ott 16, 2012 | Recensioni
Una ricognizione dalla teoria alla clinica
Il libro è un’opera postuma di Vittorio F.Guidano (1944-1999). E’ un libro per “addetti ai lavori”.
Il testo si compone di due parti-Nella prima parte Guidano espone in maniera sintetica, semplice e interlocutoria la teoria e la pratica della psicoterapia postrazionalista da lui stesso costruita. Si tratta della trascrizione di un lungo seminario tenuto in Cile nel 1997, preparato proprio per essere trascritto e utilizzato con gli studenti sudamericani.
In sintesi Guidano con quello che chiamerà post-razionalismo, concepisce un tipo di psicoterapia successiva (post-) alle terapie cognitiviiste standard (razionaliste dei cognitivisti Beck ed Ellis per intendersi), in cui l’emozione ha un ruolo primario rispetto alla cognizione , e il ruolo della psicoterapia è quello di dare coerenza alla sofferenza psichica all’interno dell’organizzazione di significato del paziente.
Guidano afferma che l’uomo è un sistema essenzialmente chiuso che vive all’interno di una realtà del tutto personale di cui una parte importante è costituita dal proprio senso di identità personale e l’elaborazione delle informazioni, sia dall’esterno che dall’interno, è finalizzata al mantenimento di questa identità. Il compito della psicoterapia è appunto quello di ricostruire le esperienze problematiche da diversi punti di vista, per reintegrarle in una visione aggiornata della propria identità personale.
La teoria post-razionalista è stata espressa già nei due testi tradotti in italiano : La complessità del se’ e Il se’ nel suo divenire, testi per altro di non facile lettura. In questa pubblicazione invece Vittorio Guidano espone la sua teoria in maniera semplice e interlocutoria, nel modo chiaro e coinvolgente che ha conosciuto chi lo ha ascoltato alle lezioni o ai convegni. Gli esempi clinici e i rimandi ai principi teorici del post-razionalismo ci danno il senso dell’evoluzione del suo pensiero .
E’ sicuramente un libro adatto a chi si avvicina per la prima volta al post-razionalismo, ma anche a chi vuole approfondirlo proprio perché l’esposizione dei principi teorici corredata di continui esempi clinici rende il libro particolarmente esplicativo.
Nella seconda parte Alvaro T: Quinones ricercatore, allievo collaboratore e amico di Vittorio Guidano, arricchisce il testo di note e commenti. Le note chiariscono e sviluppano alcuni concetti e risalgono il percorso effettuato da Guidano per impostare la teoria consentendo una lettura comprensibile del testo anche a chi si avvicina per la prima volta al post-razionalismo.
Oltre al valore culturale e scientifico il libro ha poi un grosso valore sul piano affettivo sia per chi Guidano lo ha conosciuto ed è stato suo allievo, sia per chi non ha avuto questa fortuna ma si è avvicinato ugualmente al post-razionalismo. E’ un po’ come se andasse a chiudere il discorso rimasto in sospeso con la sua morte improvvisa.
Vittorio F. Guidano – Psicoterapia cognitiva post razionalista.Una ricognizione dalla teoria alla clinica. FrancoAngeli, Roma, 2007